Zanzarep e Sandbagging

Li vedi lì, sudati e trafelati che si agitano come ossessi durante il WOD, contando ad alta voce come se volessero convincere più loro stessi che gli altri. Sono gli zanza rep, i furbetti del CrossFit, quelli che pensano di essere più furbi di tutti ma in realtà non fanno altro che prendersi per il culo da soli.

“Ventuno!” urla Maurizio mentre esegue quello che sembra il suo quindicesimo clean & jerk. Il coach lo guarda con la stessa espressione di un professore di matematica che scopre uno studente copiare durante il compito in classe, ma non dice nulla. Del resto, a che serve? Gli zanza rep sono come quei bambini che barano a nascondino; sanno benissimo di essere stati scoperti, ma continuano imperterriti nella loro pantomima.

Il fenomeno degli zanza rep è un classico esempio di quella peculiare caratteristica umana di voler apparire migliori di quello che si è, anche quando non ce n’è assolutamente bisogno. Come quegli improbabili influencer che postano foto con Rolex falsi comprati al mercatino della domenica, pensando che nessuno se ne accorga.

La cosa più divertente è che esistono diverse categorie di zanza rep, ognuna con le proprie caratteristiche distintive, come se fossero delle specie protette da studiare in un documentario della BBC.

C’è lo zanza occasionale, quello che bara solo quando è particolarmente stanco o demotivato, un po’ come quell’amico che dice di essere a dieta ma si concede uno sgarro ogni due ore. Poi c’è lo zanza seriale, quello che ormai ha fatto del conteggio creativo uno stile di vita, al punto che probabilmente mente anche quando dice quanti caffè ha bevuto la mattina.

Le scuse degli zanza rep sono da antologia. “No coach, giuro che erano venti, li ho contati tutti!” dice Marco dopo aver fatto chiaramente dodici snatch. O come quella volta che Stefania, durante un Open workout, ha miracolosamente completato 100 double unders in due minuti quando fino al giorno prima non ne aveva mai fatte più di tre di fila senza inciampare nella corda come una principiante al saggio di danza.

E poi c’è la questione dei social media, che hanno portato il fenomeno zanza rep a livelli mai visti prima. Instagram è pieno di video accelerati dove miracolosamente tutti fanno Grace in due minuti, con dei clean and jerk che sembrano più delle convulsioni ritmiche che movimenti olimpici. Hashtag #crossfitlife #nopainnogain #iswearthesearereal.

C’è poi il sottogruppo degli zanza rep “tecnici”, quelli che hanno una scusa pronta per ogni no-rep. “Ma come no-rep? Ma se ero sotto al parallelo!” urlano indignati dopo aver fatto uno squat che sembrava più un accenno di piega che un movimento completo. Sono gli stessi che sostengono che il loro clean & jerk sia valido anche se il bilanciere non ha mai superato le spalle, perché “nella loro mente” il movimento era completo.

E non dimentichiamoci degli zanza rep “sociali”, quelli che durante i workout di coppia o team miracolosamente moltiplicano le loro capacità. Sono quelli che normalmente non riescono a fare più di tre pull-up di fila, ma quando c’è da fare Fran in coppia improvvisamente diventano delle macchine da butterfly pull-up. Il potere dell’amicizia, evidentemente.

Ma la vera arte degli zanza rep si manifesta durante i benchmark WOD. È lì che si vedono le performance più creative della storia del fitness. Come quella volta che un tipo ha dichiarato di aver fatto Murph in 35 minuti, ma curiosamente nessuno l’ha mai visto correre. Forse aveva scoperto un varco spazio-temporale in qualche angolo del Box, chi può dirlo?

E poi c’è tutta la questione degli Open, dove il fenomeno degli zanza rep raggiunge il suo apice. Video sfocati, angolazioni improbabili, “problemi tecnici” proprio nei momenti cruciali… è come se improvvisamente tutti i telefoni del mondo decidessero di malfunzionare proprio durante i workout più importanti. Coincidenze?

Ma attenzione a non confondere gli zanza rep con un’altra specie, ancora più controversa nel mondo del CrossFit: i sandbagging, ovvero quelli che deliberatamente si iscrivono in categorie inferiori alle loro capacità solo per portare a casa una medaglia facile. Questo è un altro fenomeno completamente diverso, molto più calcolato e, per certi versi, ancora più discutibile. Se gli zanza rep sono come quei bambini che copiano i compiti, i sandbagging sono come quegli adulti che si iscrivono ai tornei Under-12 di tennis solo per poter finalmente vincere qualcosa.

In fondo, mentre gli zanza rep stanno solo ingannando se stessi in un patetico tentativo di apparire migliori, i sandbagging stanno deliberatamente rovinando l’esperienza di altri atleti che si confrontano onestamente al loro livello. È come se Mike Tyson si iscrivesse a un torneo amatoriale di boxe – tecnicamente può farlo, ma non è esattamente nello spirito della cosa, no?

Ma torniamo ai nostri amati zanza rep. La cosa più divertente è quando questi fenomeni si ritrovano a dover fare un WOD davanti a giudici veri, di quelli che non si fanno problemi a chiamare “no rep” anche se gli punti contro una pistola. All’improvviso, come per magia, i loro tempi raddoppiano e quei movimenti così fluidi nei video diventano goffi tentativi di coordinazione base. La fisica quantistica applicata al CrossFit, suppongo.

Ma la verità è che in fondo li amiamo anche loro, questi imbroglioni della rep. Sono come quei parenti un po’ mitomani che a Natale raccontano sempre le stesse storie esagerate – sai che stanno mentendo, ma fanno ormai parte del folklore. Sono il sale del Box, quelli che ti fanno apprezzare ancora di più chi suda onestamente e conta le rep come se la sua vita dipendesse da questo.

In fondo, mentre loro sono occupati a inventarsi rep fantasma, noi continuiamo a migliorare, una rep alla volta, una goccia di sudore alla volta. Perché alla fine, l’unica persona che stai davvero ingannando quando “zanzi” le rep è te stesso. E forse, in qualche modo, anche loro lo sanno.

E poi, ammettiamolo: vedere le loro facce quando devono realmente fare tutte quelle rep che dicono di fare in allenamento non ha prezzo. È il karma del CrossFit, baby, e prima o poi presenta sempre il conto. In rep rigorosamente complete, ovviamente.

Quindi la prossima volta che vedete uno zanza rep in azione, non giudicatelo troppo duramente. Sorridete e lasciatelo vivere nel suo mondo di rep immaginarie e PR impossibili. In fondo, anche il CrossFit ha bisogno dei suoi personaggi folkloristici. E chi sa, magari un giorno si renderanno conto che l’unica persona che stanno davvero ingannando sono loro stessi. O forse no, continueranno a postare i loro video accelerati su Instagram, convinti che nessuno se ne accorga. Ma ehi, finché si divertono e non fanno male a nessuno (a parte la loro dignità), chi siamo noi per giudicare?

E ricordate: se vedete qualcuno fare Fran in due minuti con un video sfocato e nessun giudice presente, c’è una buona probabilità che stiate assistendo a un caso di zanza rep acuto. Ma non diteglielo, lasciate che vivano nel loro mondo di fantasia. Dopotutto, anche Don Chisciotte era felice combattendo contro i mulini a vento.

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