Le 10 abilità del CrossFit

“21-15-9”. Tre numeri apparentemente innocui che sembrano perseguitare il CrossFit come se Greg Glassman avesse avuto un trauma con la matematica alle elementari. Li trovi ovunque: Fran ti tortura con thruster e pull-up, Elizabeth ti massacra con clean e ring dip, Diane ti distrugge con deadlift e HSPU. Boh.

Li vedi scritti sulla lavagna e pensi: “Dai, li ho imparati all’asilo questi numeri”. Poi ti ritrovi al secondo round di Elizabeth, appeso agli anelli come un salame stagionato, cercando disperatamente di ricordare se eri al dodicesimo o al tredicesimo dip, col cervello che implora ossigeno e il corpo che minaccia di scioperare.

Chiunque abbia mai messo piede in un box conosce il mantra delle dieci capacità fisiche che il CrossFit pretende di allenare. Le recitano tutti come una preghiera: resistenza cardiovascolare e muscolare, forza, flessibilità, potenza, velocità, coordinazione, agilità, equilibrio e accuratezza. Belle parole, non c’è che dire. Ma nessuno parla mai delle vere abilità che sviluppi, quelle mentali che ti cambiano la vita – o almeno ti permettono di sopravvivere al prossimo Fight Gone Bad senza perdere completamente la sanità mentale.

Prendiamo la regina di tutte le abilità mentali: contare le rep. Sembra una cosa da asilo nido, vero? “1,2,3…” come dice la canzone della Sesame Street. Eppure, metti insieme un thruster che ti sta uccidendo lentamente, il cuore che pompa come un V8 di una muscle car e il cervello che implora ossigeno come un politico implora voti prima delle elezioni ed ecco che improvvisamente fare “1,2,3…” diventa un’impresa degna di John Nash in “A Beautiful Mind”.

Ho visto dottori in matematica perdere il conto dopo la quinta rep di wall ball, manager che gestiscono budget milionari incapaci di tenere traccia di 15 miseri burpee e trader che fanno calcoli complessi in microsecondi rimanere immobili a fissare il void cercando di ricordare se erano al terzo o al quarto round di Cindy. È come se il CrossFit avesse il potere magico di trasformare Albert Einstein in Homer Simpson nel giro di tre round di un qualunque For Time.

Le strategie che la gente inventa per tenere il conto sono un capitolo a parte dell’antropologia CrossFit. C’è la scuola dei “segni sul pavimento”, che trasforma il box in un campo di battaglia di gesso dove ogni rep è commemorata come un soldato caduto. Poi ci sono i minimalisti dell’abaco improvvisato con kettlebell allineati: “ogni KB è cinque rep… o erano dieci? Merda.”. Per non parlare dei tecnologici che credono che il loro Garmin Ultra Pro Max Plus possa magicamente distinguere tra un clean & jerk e uno spasmo randomico del corpo. Spoiler: non può.

Ma il bello è che queste “abilità mentali” che sviluppiamo nostro malgrado nel box hanno applicazioni sorprendentemente pratiche nella vita di tutti i giorni. La capacità di dissociazione dal dolore durante un AMRAP? Perfetta per le riunioni di condominio. La visualizzazione mentale che usi per preparare un muscle up? Utilissima quando devi immaginare di non strozzare il collega che ti ruba il pranzo dal frigo dell’ufficio.

Poi c’è l’abilità di auto-motivazione in condizioni estreme. Dopo aver convinto te stesso che fare 150 double-under dopo 100 thruster è una buona idea, convincere il tuo capo che meriti un aumento diventa un gioco da ragazzi. È come se ogni WOD fosse un corso accelerato di PNL, solo che invece di camminare sui carboni ardenti, fai handstand walk su un pavimento che è letteralmente un lago del tuo stesso sudore.

La resilienza mentale è un’altra di quelle capacità che il CrossFit sviluppa senza pietà. Dopo aver affrontato Karen, qualsiasi altra sfida della vita sembra gestibile. Problemi al lavoro? Pfff, prova a fare 150 wall-balls for time. Crisi di coppia? Almeno non è un Murph in agosto.

E parliamo della capacità di pianificazione strategica. Sembra facile: “21-15-9, quanto ci vuole?”. Ma poi ti ritrovi a dover calcolare quanto fiato ti rimane, quanto grip hai ancora nei palmi, se vale la pena spezzare le trazioni in set da 5 o da 3, se il tuo core reggerà per tutti i toes-to-bar, se quella sensazione di morte imminente è normale o è il caso di preoccuparsi. È praticamente un MBA condensato in 12 minuti di puro inferno.

La verità è che il CrossFit è una palestra mentale tanto quanto fisica. Sviluppi la pazienza di un monaco tibetano, specialmente quando qualcuno occupa il rower per fare “solo un chilometro di riscaldamento” che dura mezz’ora, la capacità di autocontrollo di un maestro Zen, soprattutto quando vedi qualcuno fare kipping pull-up come se stesse cercando di decollare, e una forma di masochismo evoluto che farebbe impallidire il Marchese de Sade.

Ma forse la più grande abilità mentale che sviluppi è quella di continuare a tornare, giorno dopo giorno, sapendo perfettamente che ti aspetta un’altra sessione di torture volontarie. È come se il CrossFit creasse una forma particolare di amnesia selettiva: ti dimentichi quanto hai sofferto l’ultima volta, ricordi solo l’endorfina post-WOD e quel senso di invincibilità che dura esattamente fino al primo squat del giorno dopo.

E sì, alla fine impari anche a contare fino a 21 mentre il tuo corpo implora pietà e la tua anima cerca di negoziare una via d’uscita anticipata. Ma soprattutto, impari che le vere capacità che il CrossFit sviluppa vanno ben oltre quelle dieci famose. Sono quelle che ti permettono di affrontare la vita con un mix di resilienza, pazienza e quella punta di follia che ti fa pensare “sì, posso farcela” anche quando stai per affrontare il tuo primo muscle up o il tuo centesimo burpee.

E se proprio vogliamo dirla tutta, forse la più grande vittoria non è riuscire a fare una pistol perfetta o chiudere Fran sotto i 3 minuti. La vera vittoria è mantenere il senno mentre conti rep dopo rep, round dopo round, WOD dopo WOD, sapendo che domani tornerai a farlo tutto da capo. Perché alla fine, non è solo questione di forza fisica, ma è anche questione di forza mentale. E quella, amici miei, non la misuri con un PR o un benchmark: la misuri con la capacità di sorridere mentre qualcuno urla “tre round for time di burpee box jump over”.

E se state ancora cercando di capire se erano 18 o 19 deadlift in Diane, tranquilli: nel dubbio, fate un’altra rep. Meglio abbondare che trovarsi a dover spiegare al coach perché il vostro conto non torna. Perché sì, anche questa è un’abilità del CrossFit: imparare a barare con stile. Ma questa è un’altra storia…

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