L’Atleta* della Domenica

Questo pomeriggio, mentre mi alleno nel silenzio delle due e mezza, il mio sguardo cade sulla lavagna del Box. Tra le scritte sbiadite dei WOD della settimana, intravedo appuntata una frase: “Il talento non basta, ci vuole dedizione”. Mi fa sorridere, pensando a quante volte l’ho vista ignorata, come se fosse solo un elemento decorativo tra i poster motivazionali e le lavagne dei PR.

Mi fermo un attimo, asciugandomi il sudore dopo l’ennesima serie di squat. Il Box a quest’ora ha un’atmosfera quasi sacra – polvere di magnesite che danza nella luce del pomeriggio, il tintinnio solitario di un bilanciere, il respiro pesante di chi è qui per lavorare davvero, non per i like. Ma so che tra poco questa pace verrà interrotta dall’arrivo del circo delle diciassette.

Lo chiamo così, il circo, non per cattiveria ma per realismo. Perché quello che sta per materializzarsi davanti ai miei occhi è uno spettacolo che si ripete ogni giorno, con la precisione di un orologio svizzero e la prevedibilità di una sit-com americana.

Lo vedi entrare nel Box con la sua sacca firmata Rogue, l’ultimo modello di scarpe TYR ai piedi e la t-shirt con la scritta “athlete” bella in evidenza. Ha quell’aria da supereroe dei poveri, convinto che il suo abbonamento “competitor” da trentanove e 99 euro al mese lo trasformerà magicamente nel prossimo Mat Fraser.

“Oggi ho il mio WOD competitor” annuncia a chiunque abbia la sfortuna di trovarsi nel suo raggio d’azione. Come se quel PDF precompilato che si è comprato online fosse una sorta di formula magica, un elisir di prestazione che bypassa completamente il piccolo dettaglio dei diecimila giorni di allenamento che servono per diventare un vero atleta.

Esce dall’ufficio alle cinque, il nostro “atleta”. Arriva al Box svogliatamente dopo una stressante giornata di lavoro, ma lui è un competitor e quindi niente scuse. Nel suo feed di Instagram ci sono solo video motivazionali di David Goggins che urla “Stay hard!” e lui ci crede davvero di essere così determinato.

Arriva al Box mezz’ora prima della classe, come fanno i veri atleti. Si sistema davanti allo specchio per sistemare le ginocchiere – rigorosamente nuove di zecca – mentre mastica la sua barretta proteica da 39 grammi di proteine e sedici additivi chimici che nemmeno un chimico saprebbe pronunciare.

“Devo scaldarmi bene oggi, ho il programma competitor” dice ad alta voce, sperando che qualcuno lo senta. Ma nel Box a quell’ora ci sono solo i veri atleti, quelli che si allenano in silenzio, lontani dai riflettori dei social e che al massimo alzano un sopracciglio prima di tornare ai loro esercizi.

Il coach lo guarda sconsolato mentre cerca di spiegargli per l’ennesima volta che no, non può fare Grace Rx se non riesce a fare un clean tecnicamente decente nemmeno con un bilanciere scarico. Ma lui insiste, perché il suo programma dice 45 clean&jerk for time e lui deve seguire il programma alla lettera, anche se significa storpiare ogni singolo movimento come se fosse posseduto dallo spirito di un polpo epilettico.

“Ma come, ho speso trentanove e novantanove euro per questo programma, lo usano anche gli atleti dei games!” protesta, agitando il suo telefono come se fosse la Bibbia del CrossFit. Il coach sospira, pensando a quante volte ha visto questa scena. Sa già come andrà a finire: il nostro eroe si intestardirà, proverà a fare tutto Rx, si muoverà come un criceto in preda alle convulsioni e domani posterà una storia su Instagram con la didascalia “No pain no gain” e l’hashtag #crossfitlife.

Intanto, in un angolo della palestra, c’è chi si allena da anni, in silenzio. Chi viene un’ora prima per lavorare sulla mobilità, chi resta dopo per perfezionare la tecnica. Chi mangia, dorme e si allena con la disciplina di un monaco shaolin, ma non ha bisogno di gridarlo al mondo. Non hanno magliette con scritto “athlete”, loro. Non ne hanno bisogno.

Ma il nostro eroe questo non lo vede. È troppo occupato a fare video in slow motion dei suoi power clean, convinto che quel movimento che assomiglia più a un’ernia del disco che a un esercizio olimpico sia degno di Matt Fraser. E mentre si sbatte il bilanciere sulle clavicole per la decima volta, penso che forse dovremmo inventare una nuova categoria: “atleta della domenica con aspirazioni da Games”.

Almeno fino a che la prossima moda fitness non lo porterà verso nuovi lidi, nuove t-shirt motivazionali e nuovi programmi competitor da trentanove e novantanove euro al mese.

*Secondo Instagram

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    perché la doccia con le mutande è come mangiare la pizza con i guanti

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