Non so voi, ma io ho sempre avuto un rapporto conflittuale con le cene tra amici. Sarà che sono un orso poco socievole, sarà che preferisco il silenzio del bosco al chiacchiericcio da salotto, fatto sta che quando Sigurdis, la mia compagna, mi annunciò che aveva invitato a cena i vicini, sentii un brivido corrermi lungo la schiena. E non era certo paragonabile al brivido pre-WOD.
“Dai Rollo, non fare quella faccia. Sono persone simpatiche, ci farà bene socializzare un po’”, disse Sigu con quel tono che non ammetteva repliche.
Socializzare. Come se passare ore in un box sudando e urlando con altri fanatici non fosse già abbastanza socializzazione per i miei gusti. Ma si sa, nella vita di coppia bisogna scendere a compromessi, un po’ come quando il coach ti dice che oggi si fa Murph e tu vorresti solo nasconderti sotto un bilanciere e sparire.
“Va bene”, cedetti, “ma niente discorsi su lavoro, politica o religione. E per l’amor del cielo, niente discussioni su diete o CrossFit.”
Sigur alzò un sopracciglio. “Tu? Non parlare di CrossFit? Hahahahaha. Sarà più difficile che vederti saltare un WOD.”
Aveva ragione, ovviamente. Il CrossFit non era solo il mio sport preferito, era diventato una sorta di religione per me. Una religione con un dio crudele chiamato Pukie1 e rituali masochistici che chiamavamo allenamenti. Ma ero determinato a essere un ospite normale, per una volta.
I giorni che precedettero la cena furono un susseguirsi di preparativi. Sigu si dedicò alla pulizia della casa come se stessimo per ricevere la visita di un’ispezione militare, mentre io fui incaricato di occuparmi del menu. Ovviamente, la mia prima idea fu di proporre un pasto perfettamente bilanciato secondo la dieta a zona, con porzioni misurate al grammo e un conteggio preciso di macronutrienti.
“Rollo”, mi disse Sigu con pazienza, “non stiamo preparando i pasti per un ritiro di atleti olimpici. Sono solo i nostri vicini che vengono a cena.”
Alla fine, optammo per un compromesso: un menu che fosse gustoso ma non troppo elaborato, con qualche concessione alla mia ossessione per il cibo sano. Decisi di preparare come antipasto un’insalata di quinoa con verdure grigliate e noci, seguito da un filetto di salmone islandese al forno con contorno di asparagi e patate dolci. Per dessert, Sigu insistette per fare un “volcano skyr”, argomentando che “non tutto nella vita deve essere proteico e a basso indice glicemico”.
La fatidica sera arrivò. Mentre Sigurdis dava gli ultimi ritocchi alla tavola, io mi preparavo mentalmente, ripetendomi come un mantra: “Non parlare di CrossFit, non parlare di CrossFit, non parlare di CrossFit.”
Il campanello suonò alle otto in punto. I nostri ospiti, una coppia sulla quarantina con aria da perfetti ticinesi, varcarono la soglia di casa nostra carichi di sorrisi forzati e una bottiglia di vino che probabilmente costava quanto tre mesi di abbonamento al box.
“Benvenuti!”, esclamò Sigu con un entusiasmo che mi fece pensare avesse già iniziato a bere di nascosto.
Ci presentammo. La coppia si chiamava Giorgio e Francesca. Lui, un tipo alto e magro con occhiali alla moda e un’aria vagamente professorale. Lei, una donna elegante con un taglio di capelli che gridava “parrucchiere costoso” e un sorriso che sembrava incollato sul viso.
Ci sedemmo in salotto per l’aperitivo e iniziò quella che io chiamo la danza delle domande di cortesia. “Che lavoro fate?”, “Da quanto vivete qui?”, “Vi piace il quartiere?”. Tutto procedeva nella più assoluta normalità, e io stavo facendo un lavoro eccellente nel non menzionare il CrossFit. Ero così orgoglioso di me stesso che quasi non notai lo sguardo preoccupato di Sigurdis ogni volta che aprivo bocca.
Fu quando passammo a tavola che le cose iniziarono a prendere una piega interessante. Giorgio, notando l’insalata di quinoa, commentò: “Oh, quinoa! Molto salutare, vero? L’abbiamo provata l’anno scorso durante una di quelle diete detox.”
Sentii un fremito di eccitazione. Diete? Questo era il mio territorio. Mi trattenni dal lanciarmi in una dissertazione sui benefici della dieta paleo o a zona, limitandomi a un educato: “Sì, è un ottimo alimento. Ricco di proteine e fibre.”
Francesca annuì con entusiasmo. “Ah, voi fate attenzione all’alimentazione? Noi ci stiamo interessando molto al cibo sano ultimamente. Giorgio ha persino iniziato a fare un po’ di palestra.”
Ed eccolo lì, il momento che temevo e desideravo allo stesso tempo. Come un predicatore a cui viene chiesto di parlare della sua fede, sentii l’irresistibile urgenza di condividere il verbo del CrossFit.
“Palestra? Interessante!”, risposi, cercando di mantenere un tono casual. “Che tipo di allenamento fai, Giorgio?”
Giorgio sembrò un po’ imbarazzato. “Oh, niente di che. Un po’ di tapis roulant, qualche esercizio con i pesi. Sai, per mantenersi in forma.”
Fu in quel momento che persi il controllo. “Beh, se sei interessato a un allenamento davvero efficace, dovresti provare il CrossFit!”
VidiSigurdis irrigidirsi sulla sedia accanto a me. Conosceva quel luccichio nei miei occhi. Era lo stesso che avevo quando mi preparavo a spiegare la differenza tra un clean e un snatch a qualche povero neofita.
“CrossFit?”, chiese Francesca con genuina curiosità. “Ne ho sentito parlare. È quella cosa dove si sollevano pesi, giusto?”
Come un predicatore a cui viene chiesto di parlare della sua fede, mi lanciai in una spiegazione dettagliata. “Non è solo sollevare pesi. Il CrossFit è un approccio olistico al fitness che combina sollevamento pesi olimpico, ginnastica, cardio ad alta intensità…bla bla bla”
Vidi gli occhi dei nostri ospiti velarsi di confusione mentre elencavo WOD, AMRAP, EMOM e tutti gli altri acronimi che fanno parte del gergo CrossFit. Sigu mi diede un calcio sotto il tavolo, ma ormai ero partito.
“…e poi c’è Fran, una che non perdona”, continuai imperterrito.
“Fran? Chi è Fran?”, chiese Francesca, probabilmente pensando a qualche istruttrice particolarmente sadica.
“Oh, Fran non è una persona, è un workout. 21-15-9 di thruster e pull-up. Una vera e propria…”
Mi interruppi notando lo sguardo vuoto dei nostri ospiti. Era lo stesso sguardo che avevo io quando qualcuno iniziava a parlarmi di calcio. Sigurdis intervenne rapidamente, cercando di salvare la situazione.
“Chi vuole un po’ di vino?”, propose, riempiendo i bicchieri senza aspettare risposta. “Rollo, perché non vai a prendere il secondo?”
Grato per la distrazione, mi alzai e mi diressi in cucina. Mentre preparavo i piatti con il salmone, sentii Sigurdis intrattenere i nostri ospiti con argomenti più convenzionali. Tornai al tavolo determinato a comportarmi come un essere umano normale.
Per un po’, la conversazione fluì tranquillamente. Parlammo del tempo, delle ultime notizie locali, persino di qualche gossip sui vicini. Ma poi, inevitabilmente, il discorso tornò sul fitness.
“Quindi, Rollo,” disse Giorgio tra un boccone e l’altro, “questo CrossFit sembra piuttosto intenso. Quanto spesso ti alleni?”
Sentii l’adrenalina salire. Era come se mi avessero appena dato il via per un AMRAP di 40 minuti. “Beh, cerco di allenarmi cinque o sei volte a settimana. Sai, il CrossFit non è solo un allenamento, è uno stile di vita.”
Sigu tossì leggermente, il suo segnale per dirmi di rallentare. Ma ormai ero lanciato.
“Vedete, il bello del CrossFit è che ti prepara per qualsiasi sfida fisica. Non sai mai cosa ti aspetta quando entri nel box…”
“Box?”, interruppe Francesca, confusa.
“Oh, scusate. Il box è come chiamiamo la nostra palestra. Non è come le palestre tradizionali. Non ci sono specchi, niente macchine complicate. Solo attrezzi basilari e tanto spazio per muoversi.”
Giorgio sembrò interessato. “Sembra… spartano.”
“Esattamente!”, esclamai entusiasta. “È proprio questo il punto. Nel CrossFit, non ci interessano l’estetica o i muscoli gonfi. Ci concentriamo sulla funzionalità, sulla performance.”
Sigu intervenne, cercando di riportare la conversazione su binari più convenzionali. “E voi, avete hobby particolari?”
Ma ormai ero partito. Ogni argomento di conversazione diventava un pretesto per tornare al CrossFit. Parlando di vacanze, menzionai come avessi scelto la casa in base alla presenza di un box nelle vicinanze.
“Davvero?”, chiese Francesca, tra il divertito e l’incredulo. “Scegliete le vostre vacanze in base alla possibilità di allenarvi?”
“Certo!”, risposi con entusiasmo. “Non si può mai sapere quando arriverà l’apocalisse zombi. Bisogna essere sempre pronti!”
Giorgio rise, pensando fosse una battuta. Se solo avesse saputo quante volte avevamo discusso seriamente di questo scenario nel box…
Discutendo di cucina, spiegai l’importanza della dieta a zona e come scannerizzassi meticolosamente ogni mio pasto con una app. “Vedete, nel CrossFit crediamo che la nutrizione sia fondamentale. Non si tratta solo di calorie, ma di avere il giusto equilibrio di macronutrienti.”
I nostri ospiti annuivano educatamente, ma potevo vedere nei loro occhi un misto di confusione e preoccupazione. Probabilmente si stavano chiedendo se fossi entrato in qualche strana setta.
Il momento clou arrivò quando Francesca menzionò quanto fosse faticoso sistemare le pesanti pentole sui ripiani alti della cucina. Mi lanciai in una dettagliata spiegazione di come in realtà non fosse affatto un problema, per uan persona condizionata ed allenata.
“Sapete, grazie al CrossFit, sollevare oggetti pesanti sopra la testa è diventato un gioco da ragazzi. L’altro giorno ho persino aiutato il vicino a caricare un divano sul tetto della sua auto senza nemmeno sudare. È incredibile come il CrossFit ti prepari per le sfide quotidiane!”
Fu a quel punto che vidi Sigu alzare gli occhi al cielo in un misto di rassegnazione e disperazione. I nostri ospiti, dal canto loro, sembravano pronti a fuggire alla prima occasione.
Tornando alla realtà, mi resi conto di quanto dovessi sembrare pazzo ai nostri ospiti. Mi sedetti, un po’ imbarazzato, mentre Sigu si affrettava a portare la torta al cioccolato.
“Scusate,” mormorai, “mi sono lasciato un po’ prendere la mano.”
Francesca, gentile come sempre, cercò di alleggerire l’atmosfera. “Non preoccuparti, è bello vedere qualcuno così appassionato del proprio hobby.”
“Hobby?”, pensai tra me e me. Hobby? Il CrossFit non era un hobby, era una missione, una filosofia di vita, una… No, Rollo, basta così. Respira profondamente e parla di qualcosa di normale.
“Allora,” dissi, cercando disperatamente un argomento di conversazione non legato al fitness, “avete visto l’ultimo film di… uhm…”
Mi bloccai. Quando era l’ultima volta che ero andato al cinema? O che avevo guardato qualcosa che non fosse un video di tecnica di sollevamento olimpico?
Giorgio, forse mosso a compassione, venne in mio soccorso. “Sai, Rollo, devo ammettere che tutto questo discorso sul CrossFit mi ha incuriosito. Forse un giorno potrei venire a vedere uno dei tuoi allenamenti.”
I miei occhi si illuminarono. “Davvero? Sarebbe fantastico! Potresti provare il workout introduttivo. Di solito iniziamo con un po’ di mobilità, poi passiamo a…”
Sigurdis mi interruppe dolcemente. “Credo che Giorgio intendesse solo dare un’occhiata, amo. Non credo sia pronto per un workout completo.”
“Oh, certo, certo,” dissi, cercando di nascondere la delusione. “Beh, saresti il benvenuto in qualsiasi momento.”
La conversazione si spostò finalmente su argomenti più generali, e riuscii a trattenermi dal menzionare il CrossFit per almeno dieci minuti di fila. Un record personale, considerando le circostanze.
Mentre la serata volgeva al termine, notai che, nonostante il mio entusiasmo eccessivo per il CrossFit, i nostri ospiti sembravano aver passato una serata piacevole. Forse era l’effetto del vino, o forse la mia passione, per quanto stravagante, aveva comunque un che di contagioso. Ci salutammo sulla porta, tra promesse vaghe di rivedersi presto e inviti a “passare al box qualche volta”. Appena la porta si chiuse dietro di loro, Sigu si girò verso di me con uno sguardo che avrebbe fatto tremare anche Coach Greg Glassman in persona.
“Rollo,” disse con un sospiro esasperato, “te l’avevo detto di non esagerare con il CrossFit talk!”
“Ma cosa ho fatto?”, chiesi innocentemente. “Ho solo risposto alle loro domande.”
“Hai trasformato una cena in un seminario sul CrossFit! Hai persino paragonato Fran a una preghiera!”
Non potei fare a meno di sorridere. “Beh, tecnicamente, Fran È una specie di preghiera. Solo che invece di ‘Padre Nostro’ inizi con un ‘Oh porco…’.”
Sigurdis scosse la testa, come solo una Dottir sa fare, ma vidi un sorriso nascere agli angoli della sua bocca. “Sei impossibile. La prossima volta che abbiamo ospiti, giuro che ti lego al rower e butto via la chiave.”
“Perfetto!”, esclamai entusiasta. “Così posso lavorare sul mio tempo nei 2000 metri!”
Mentre ci preparavamo per andare a letto, riflettevo sulla serata. Sì, forse avevo esagerato un po’ con il CrossFit talk. Ma d’altra parte, cos’altro c’era di così interessante di cui parlare? Il lavoro? La politica? Il meteo? La prostata? Almeno il CrossFit offriva argomenti di conversazione infiniti: tecniche di sollevamento, programmazione degli allenamenti, nutrizione, recupero…
“Sai una cosa, Sigurdis?”, dissi mentre mi infilavo sotto le coperte. “Credo che Giorgio fosse davvero interessato. Magari la prossima volta potremmo invitarli a fare un workout con noi.”
Lei mi guardò con un misto di affetto ed esasperazione. “Rollo, tesorino, non tutti vogliono passare il loro tempo libero a sudare e soffrire in un box.”
“Ma è proprio questo il bello!”, protestai. “Non capiscono cosa si stanno perdendo!”
“Forse,” concesse Sigurdis, “ma forse è meglio lasciare che lo scoprano da soli, se sono interessati. Non puoi forzare il CrossFit sulla gente come se fosse una religione.”
“Perché no?”, borbottai. “Altre religioni lo fanno…”
Sigurdis rise e spense la luce. “Buonanotte, mio caro evangelista del fitness.”
Mentre mi addormentavo, non potevo fare a meno di pensare che, in fondo, era andata bene. Certo, probabilmente non avremmo più rivisto i nostri vicini, ma almeno avevo avuto l’opportunità di parlare di CrossFit per un’intera serata. E chi lo sa, magari uno di loro domani si sveglierà con la voglia improvvisa di provare un burpee. In fondo, non è così che iniziano tutte le grandi conversioni?
Il giorno dopo, mentre mi preparavo per andare al box, ricevetti un messaggio da un numero sconosciuto. Era Giorgio.
“Ciao Rollo, sono Giorgio, il tuo vicino. Sai, ho pensato a quello che ci hai raccontato ieri sera e… beh, mi chiedevo se potessi darmi qualche informazione in più su questo CrossFit. Magari potrei venire a vedere un allenamento uno di questi giorni?”
Sorrisi tra me e me. Ecco, pensai, è così che inizia. Prima osservi un allenamento, poi provi un workout introduttivo e prima che te ne accorga, ti ritrovi a discutere appassionatamente dei meriti relativi di diversi tipi di magnesio per migliorare la presa sul bilanciere. Risposi entusiasta, invitandolo a passare al box quella sera stessa. Poi mi diressi verso la cucina, dove Sigurdis stava preparando la colazione.
“Indovina un po’?”, dissi con un ghigno trionfante. “Giorgio vuole venire a vedere un allenamento.”
Lei alzò gli occhi al cielo, ma non poté nascondere un sorriso. “Oh no, un’altra anima innocente sta per essere corrotta.”
“Non corrotta,” corressi, “illuminata!”
Mentre uscivo di casa, sentivo già l’adrenalina dell’anticipazione. Un nuovo potenziale adepto stava per essere introdotto nel meraviglioso mondo del CrossFit. E io, Rollo, sarei stato il suo Virgilio in questo viaggio attraverso l’inferno dei WOD, il purgatorio del DOMS2 e il paradiso dei PR3.
Perché, in fondo, non è questo il vero spirito del CrossFit? Condividere la nostra passione, sfidare i nostri limiti e, occasionalmente, terrorizzare i nostri vicini durante le cene?
Con un sorriso, mi diressi verso il box, pronto ad affrontare qualunque sfida la lavagna dei WOD avesse in serbo per me. E chissà, magari stasera avrei potuto introdurre Giorgio alle gioie del suo primo clean.
La vita di un CrossFitter non è mai noiosa, dopotutto. E se a volte ci fa sembrare un po’ ossessionati, pazzi o fanatici… beh, forse è proprio questo il bello.