Il ritorno dell’atleta infedele

C’è un momento, nella vita di ogni CrossFitter, in cui tradisci. Succede. Come in quelle storie d’amore in cui pensi di aver trovato la persona giusta, quella con cui invecchiare, ma poi arriva la fase del “mi serve spazio” o peggio ancora del “non sei tu, sono io”. Nel mio caso è stato il canottaggio. Una scappatella durata tutto il periodo del Covid, quando i Box erano chiusi e l’unica via di fuga era scivolare sull’acqua fingendo che bastasse.

Mi sono illuso che una disciplina monotematica, fatta di un singolo movimento ripetuto all’infinito come un mantra tibetano, potesse sostituire la varietà, l’intensità, la passione del CrossFit. Come quelli che lasciano la fidanzata storica per la ragazza più giovane e più semplice, convinti che la vita sarà meno complicata. Spoiler: non lo è mai.

I canottieri vivono in un universo parallelo, cristallizzato nel tempo come una mosca nell’ambra. Un mondo dove le teorie di un vecchio professore, che probabilmente ha visto la sua ultima gara quando il bodybuilding era ancora considerato l’apice della preparazione atletica, vengono venerate come le sacre scritture. È come una setta che rifiuta il progresso, dove andare sotto al parallelo in uno squat è considerato più pericoloso che remare con la schiena da gambero e i clean vengono eseguiti con la grazia di un ciccione sotto metanfetamine che balla in un rave di nerd.

Ma come in ogni storia di tradimento che si rispetti, arriva il momento del ritorno. Il mio è stato quando ho provato a fare un overhead squat dopo mesi di solo canottaggio. Il mio corpo si è ribellato come se gli avessi chiesto di parlare Aramaico Antico. La mobilità? Sparita, evaporata come i buoni propositi a gennaio. I miei fianchi erano più rigidi di un funzionario delle tasse e le mie spalle sembravano cementate.

Il CrossFit è come quella ex che sa tutti i tuoi difetti e non mancherà di farteli notare, uno per uno, con sadico piacere. “Ah, pensavi di poter tornare come se niente fosse? Tieni, fatti un Fran, vediamo cosa sai fare”. E tu sei lì, senza fiato dopo il primo round, mentre lei ti guarda con quel sorrisetto che dice “te l’avevo detto”.

Ma la verità è che certe relazioni sono destinate a durare, nonostante i tradimenti. Il CrossFit ti accoglie sempre, come quella fidanzata che sa che alla fine tornerai perché nessun’altra ti capisce come lei. Sa come farti sentire vivo, come spingerti oltre i tuoi limiti, come farti odiare ogni singolo burpee mentre segretamente ami la sensazione di averlo fatto.

E i canottieri? Certo, continuo ad uscire sul lago, ma con uno sguardo diverso. Li osservo con quella pietà che si riserva a chi, pur avendo infinite potenzialità, si ostina a vivere in un monolocale quando potrebbe abitare in una villa. Sono come quei musicisti che sanno suonare alla perfezione un solo brano, ignorando che l’intero universo musicale è lì, a portata di mano.

Nel frattempo ho scoperto il dragon boat, uno sport che nella sua gloriosa ignoranza – e lo dico con affetto – si avvicina molto al CrossFit. Niente teoremi obsoleti, niente dogmi sacri tramandati da professori imbalsamati. Solo pura, grezza potenza e la voglia di spaccare tutto. È come se avessi trovato l’anello di congiunzione tra la monotonia del canottaggio e il caos organizzato del CrossFit. Un ponte tra due mondi, costruito su pagaiate rabbiose e urla primordiali.

Quindi eccomi qui, di nuovo nel Box, a fare i conti con mobility e skills perse, con WOD che sembrano più pesanti di quanto ricordassi, con una lunga strada di riabilitazione davanti. Ma questa volta so che è per sempre. O almeno fino alla prossima scappatella con qualche disciplina più semplice che mi farà l’occhiolino promettendo mari e monti.

Ma si sa come va a finire: puoi scappare dal CrossFit, ma non puoi nasconderti. Prima o poi quei double-under ti ritroveranno e sarà come se non te ne fossi mai andato. Solo più doloroso, molto più doloroso.

Total
0
Shares
Prev
The ghost busters

The ghost busters

Tecniche avanzate di evasione dal Box

Next
Nudi alla meta
Nudi alla meta

Nudi alla meta

perché la doccia con le mutande è come mangiare la pizza con i guanti

You May Also Like
Total
0
Share