Ci sono momenti nella vita in cui ti chiedi se sei completamente impazzito. Per me, uno di questi momenti è arrivato mentre facevo burpees in un angolo dell’aeroporto di Francoforte, con la mio zaino come unico compagno e un pubblico di viaggiatori perplessi come spettatori involontari.
Ma andiamo con ordine. Sono quello che potresti definire un CrossFitter ossessivo-compulsivo. Non nel senso clinico del termine, ma nel senso che se non faccio il mio WOD quotidiano, mi sento come se mi mancasse l’aria. È come se il mio corpo fosse una macchina ben oliata che ha bisogno della sua dose giornaliera di sudore e fatica per funzionare correttamente.
Ora, normalmente questo non è un problema. Ho il mio Box, la mia routine, i miei compagni di allenamento che mi guardano storto quando cerco di battere il loro tempo su Jackie. Ma quella settimana? Quella settimana ero in viaggio di lavoro. E non uno di quei viaggetti comodi dove vai in un’altra città, fai una riunione e torni a casa. No, questo era uno di quei tour de force aziendali che ti portano in giro per mezza Europa come se fossi una pallina in un flipper impazzito.
Con un’agenda così serrata, era praticamente impossibile trovare un Box per fare drop-in. Il primo giorno non era stato un problema. Ero riuscito a infilarmi in una palestra dell’hotel a Helsinki prima della prima riunione. Certo, non era il mio Box, e gli sguardi che ho ricevuto quando ho iniziato a fare kipping pull-ups sulla struttura del lat machine erano un misto di confusione e preoccupazione, ma comunque, missione compiuta.
Il secondo giorno, a Parigi, le cose si erano fatte più complicate. L’hotel non aveva una palestra, ma chi ha bisogno di attrezzature quando hai un parco nelle vicinanze? Così, alle 5 del mattino, eccomi lì, a fare sprint ebroad jump nel bel mezzo del Jardin des Tuileries. Un gendarme mi ha guardato con sospetto, probabilmente pensando che fossi un qualche tipo di terrorista in addestramento, ma alla fine si è limitato a scuotere la testa e andare avanti. Vive la France e la loro tolleranza per gli stranieri eccentrici.
Ma il terzo giorno? Il terzo giorno è quando le cose sono andate veramente a rotoli. Il mio volo da Parigi a Milano aveva un layover di quattro ore a Francoforte. Quattro ore. In qualsiasi altro contesto, quattro ore sarebbero state una seccatura, un’eternità da passare a girovagare per negozi duty-free o a fissare il vuoto in un bar dell’aeroporto. Ma per un CrossFitter in astinenza? Quelle quattro ore erano un’opportunità.
Così, dopo aver superato i controlli di sicurezza e aver spiegato perché avevo un paio di polsiere e del gesso per le mani nel bagaglio a mano: “No, signore, non sono un ginnasta, sono solo… ehm… appassionato di fitness”, mi sono messo alla ricerca del posto perfetto per il mio WOD improvvisato.
L’ho trovato in un angolo relativamente tranquillo vicino a un gate in disuso. Fortunatamente, essendo estate, ero già in bermuda, chi mi conosce sa quanto odio i pantaloni lunghi. Mi sono sistemato nel mio angolo e ho iniziato a riscaldarmi. Ed è qui che le cose hanno iniziato a diventare interessanti.
C’è qualcosa di surreale nel fare burpees in un aeroporto. Il pavimento è duro, l’aria è secca e carica di elettricità statica e hai costantemente la sensazione che qualcuno stia per chiamare la sicurezza. Ma quando sei nel mezzo di una serie di 21-15-9 di burpees e sit-up, queste preoccupazioni diventano secondarie.
I primi sguardi curiosi sono arrivati quasi subito. Una coppia di anziani tedeschi si è fermata a guardarmi come se fossi un’opera d’arte moderna particolarmente sconcertante. Un gruppo di uomini d’affari in completo ha rallentato il passo, probabilmente chiedendosi se stessi avendo un attacco di cuore in slow motion. E poi c’erano i bambini, che naturalmente pensavano fosse il gioco più divertente del mondo e hanno iniziato a imitarmi, per l’orrore dei loro genitori.
Ma io? Io ero nel mio mondo. Contavo le ripetizioni, cercavo di mantenere la forma corretta, nessuno vuole un no-rep, nemmeno in un WOD da aeroporto e mi godevo quella sensazione familiare di bruciore negli addominali e nei polmoni.
È stato intorno alla quindicesima ripetizione della seconda serie di burpees che ho notato l’uomo in uniforme che si avvicinava. Oh merda, ho pensato, ecco che arriva la sicurezza. Mi preparavo mentalmente a spiegare nel mio svizzero-tedesco solastico, anche se ansimando, che no, non stavo avendo un esaurimento nervoso e sì, ero perfettamente consapevole di quanto fosse ridicola la situazione.
Ma l’uomo, che si rivelò essere un pilota di Lufthansa, non era lì per fermarmi. Si è fermato, mi ha guardato finire la serie, mentre cercavo di fare gli ultimi burpees con particolare grazia, giusto per impressionarlo e poi mi ha detto in un inglese perfetto: “Good job mate. CrossFit?”
Ho annuito, troppo senza fiato per parlare.
“Anch’io”, ha detto con un sorriso. “Di solito uso le scale antincendio dell’aeroporto per i miei allenamenti tra un volo e l’altro. Meno… pubblico.”
Mi ha fatto l’occhiolino e se n’è andato, lasciandomi lì, sudato e leggermente imbarazzato, ma con un senso di cameratismo che solo i CrossFitter possono capire. Il resto del WOD è passato in un blur di sudore e sguardi confusi. Quando ho finito, mi sono reso conto di avere un piccolo pubblico. Una ragazza mi ha persino applaudito, anche se non sono sicuro se fosse per incoraggiamento o per puro sollievo che lo spettacolo fosse finito.
Mi sono asciugato alla bell’e meglio con alcuni fazzoletti di carta – nota mentale: la prossima volta porta un asciugamano- e sono andato al mio gate, sentendomi contemporaneamente esausto e rinvigorito.
Seduto lì, in attesa del mio volo per Milano, ho riflettuto sull’assurdità della situazione. Avevo appena fatto un WOD in un aeroporto internazionale. Avevo probabilmente scioccato alcuni turisti, confuso del personale dell’aeroporto, e forse ispirato qualche bambino a una vita di fitness funzionale o, più probabilmente, a una vita di comportamenti eccentrici in luoghi pubblici.
Ma sai una cosa? Ne è valsa la pena. Perché in quel momento, sudato e dolorante su una scomoda sedia d’aeroporto, mi sono sentito più me stesso di quanto non lo fossi stato in giorni. Il CrossFit non è solo un allenamento per me, è un modo di vita. E se questo significa fare burpees in un aeroporto, beh, che sia.
Mentre l’annuncio del mio volo risuonava negli altoparlanti, ho preso la mia valigia, che ora conteneva una quantità imbarazzante di vestiti sudati e mi sono diretto verso l’a+eromobile. Un uomo d’affari che mi aveva osservato durante il mio WOD mi ha lanciato uno sguardo mentre passavo. Ho resistito all’impulso di dirgli “Sì, sono io, il pazzo dei burpees”. Invece, ho semplicemente sorriso e ho continuato a camminare.
Perché, alla fine, questa è la bellezza del CrossFit. Non si tratta solo di sollevare pesi e fare WOD. Si tratta di spingerti oltre i tuoi limiti, di trovare modi per rimanere fedele a te stesso e ai tuoi obiettivi, non importa dove ti trovi o cosa stia succedendo intorno a te. Anche se questo significa fare l’idiota in un aeroporto internazionale.
E mentre salivo sull’aereo per Milano, già pensando a come avrei potuto incastrare un allenamento tra le riunioni del giorno dopo, mi sono reso conto di una cosa: forse sono un po’ pazzo. Ma è il tipo di pazzia che mi mantiene sano.
Quindi, la prossima volta che vedete qualcuno fare burpees in un angolo dell’aeroporto, non giudicate. Potrebbe essere solo un CrossFitter in missione. O potrei essere io. In entrambi i casi, un po’ di incoraggiamento non guasta mai. E se volete unirvi, beh, c’è sempre spazio per un altro pazzo nel nostro piccolo culto del fitness funzionale.
Perché diciamolo, che cos’è la vita se non una lunga serie di WOD? Alcuni sono pianificati, altri improvvisati, ma tutti ci spingono oltre i nostri limiti e ci ricordano di cosa siamo capaci. Anche se a volte questo significa fare burpees in un aeroporto.